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domenica 31 ottobre 2010

It's Halloween! Thinking about blood & skulls


La moda si sveste fino all’osso.
La ferita che un tempo presso i popoli guerrieri era simbolo di merito e d’orgoglio oggi è davvero diventata “distintivo d’identità o accessorio di moda”, come ha sottolineato il professore della Cornell University Mark Seltzer. Parole illuminanti se si pensa alle sfilate dell inverno 2010 di Dsquared2 e dell’estate 2011 di Jeremy Scott, trasformate in obitorio e mattatoio per il pubblico ludibrio, con spruzzi e colate di vivida emoglobina su volti tumefatti e abiti da passerella. Classici ingredienti con i quali il celebre fotografo di moda Steven Klein ha creato scenari inquietanti che hanno definito un genere, ultimamente fatto proprio da numerosi adepti come Andy Houghton, ma anche da Mert Alas & Marcus Piggott. Stesse suggestioni che hanno coinvolto Lady Gaga che, presente agli MTV Video Music Awards con un abito fatto interamente di fette bovine, ha giustificato l’outfit dichiarando: “Io non sono un pezzo di carne”. Un'esplicita vestizione di idee che risponde alle estreme conseguenze dell’esposizione mediatica e all’affermazione di Susan Sontag, che sosteneva: “Il pubblico moderno chiede l’autore messo a nudo, come le epoche di fede religiosa chiedevano il sacrificio umano”.
Più interessati ad una graduale vestizione che ha inizio dalla struttura ossea sono Katie Eary, Alexandre Herchovitch e Jean Paul Gaultier. Designers che paiono voler enfatizzare le loro doti sartoriali partendo dalla conoscenza dell’anatomia umana, a modello dei grandi pittori del Rinascimento, che riconobbero l’importanza del legame imprescindibile tra l’esterno e l’interno del corpo umano per il raggiungimento della perfezione formale.

Text by Leonardo Iuffrida
Translation by Alessandro Mancarella

Fashion undresses up to its bones.
The wound that among warrior people has once been symbol of worthiness and pride has just become “badge of identity or fashion accessory”, as the Cornell University’s professor Mark Seltzer underlined. These are enlightened words if we think about Dsquared2 fall-winter 2010 and Jeremy Scott spring-summer 2011 fashion shows, transformed in morgue and slaughterhouse for public scorn, with spatters and vivid haemoglobin flows on swollen faces and runway clothes. Classic ingredients by which the famous fashion photographer Steven Klein created disturbing settings that defined a genre, recently adopted by many disciples as Andy Houghton, but also by great duo Mert Alas & Marcus Piggott. These same suggestions involved Lady Gaga that, attending the MTV Video Music Awards with a dress entirely made of bovine slices, justified her outfit declaring: “I am not a piece of meat”. An explicit dressing of ideas that replies to the media exposure’s extreme consequences and to the statement of Susan Sontag, claiming: “The modern public requires the author laid bare, as the religious faith times requested human sacrifice”.
Katie Eary, Alexandre Herchovitch and Jean Paul Gaultier are more interested in a gradual clothing that begins from the bone structure. All these designers seem willing to emphasize their tailoring talents starting from the knowledge of human anatomy, harking back to the great painters of the Renaissance, that recognized the importance of the binding link between external and internal parts of human body to reach the formal perfection.



RollingStone's Cover
September 2010


Dsquared2 F/W 2010-11

Dsquared2 F/W 2010-11

Jean Paul Gaultier F/W 2010-11

"Prison Break"
by Kostas Avgoulis for Gamos Magazine - 2010


"Lost Boys" by Andy Houghton - 2010

"Lost Boys" by Andy Houghton - 2010

"The naked violence"
by Mert Alas & Marcus Piggott
for Interview - October 2010


"The naked violence"
by Mert Alas & Marcus Piggott
for Interview - October 2010


"The naked violence"
by Mert Alas & Marcus Piggott
for Interview - October 2010


Dsquared2 F/W 2010-11
by Mert Alas & Marcus Piggott


"Meat Packing" by Steven Klein
for L'Uomo Vogue n. 367 - Gennaio 2006


"Plasir Solitaire" by Steven Klein
for Vogue Hommes International
hors-série 10 - 2009


Jeremy Scott S/S 2011



Lady Gaga
on Vogue Hommes Japan
by Terry Richardson


Katie Eary S/S 2010

Illustration of muscles
by John Browne (1681)


Jean Paul Gaultier F/W 2010-11

Jean Paul Gaultier F/W 2010-11

Jean Paul Gaultier F/W 2010-11

Katie Eary dress S/S 2010
in "Daily Terror"
by Dancian on Zoo Magazine - 2010

mercoledì 27 ottobre 2010

Hamilton Experience - RailRoad & Pulsomatic

Hamilton - RailRoad

Hamilton RailRoad

Claude Monet, Arrival of a train (1877)

Hamilton - RailRoad

Claude Monet, Train in the snow (1875)



Hamilton - orologio da tasca

Quante speranze e quanti addii avvolti dai vapori fumosi dei treni sono stati suggellati dal fischio di un ferroviere, suddito e garante a servizio del tempo, involontario arbitro e regista dello scandirsi della vita. Un arduo compito che richiede inevitabile precisione, la stessa che Hamilton tramanda dal 1892 e che oggi si rinnova con la serie RailRoad. Modelli dal raffinato design, che nascono dall’eleganza degli orologi da tasca che il personale delle ferrovie del Nord America indossava alla fine del XIX secolo. Percorrendo altri binari, forse gli stessi dei futuristi, anche loro grandi amanti del treno, si giunge ad un’estetica alla "Metropolis" con il modello Pulsomatic: orologio a cristalli liquidi con movimento automatico, che tira a lucido il suo predecessore a led degli anni settanta.
In entrambi i casi, tra suggestioni diverse, i modelli non passano inosservati e hanno una forte prepotenza visiva che segue le esigenze formali dell’orologeria degli ultimi anni, richiedendo un polso ed un braccio robusti e una volontà di assoluto protagonismo. L’accessorio diventa così capo fondamentale dell’abbigliamento e assume, inevitabilmente, un’accezione più sportiva.
Complimentandoci con Hamilton per i lodevoli risultati, confidiamo che il mercato inverta la sua rotta, a favore di forme altrettanto accattivanti e iconiche, ma meno esuberanti, dotate di un più sottile potere seduttivo, adatte anche alle occasioni più formali. E magari un giorno per le vetrine dei negozi vedremo comparire il vecchio amato orologio da taschino, un feticcio di moda per pochi, ma dal sicuro magnetismo estetico. E che non sia proprio Hamilton il fautore di questo cambiamento?

Text by Leonardo Iuffrida
Translation by Alessandro Mancarella
Stills courtesy of Hamilton
Photos by Leonardo Iuffrida & Alessandro Mancarella


We cannot even imagine all hopes and gloomy goodbyes shrouded in the smoky vapours of trains that have been sealed by the whistle of a railwayman, who is subject and warrantor in service of time, unwilling arbiter and director of the marking of life. A hard job that requires unavoidable accuracy, the same that Hamilton has been handing down since 1892 and that today is renewing with the RailRoad collection. Models of refined design, born from the pocket watches’ elegance that North American railway employees used to wear at the end of the 19th century.
Covering other rails, maybe the same of the Futurists, who were also great train lovers, we arrive to an aesthetic similar to the one of Metropolis with the model Pulsomatic: the first digital watch with liquid crystal display and automatic movement, that spruces its 70s predecessor up. In both cases, among different suggestions, these new types do not pass unnoticed and they have a powerfully visual appeal that follows the formal demand of latest years in the watchmaking field. The accessory in this way becomes underlying item of clothing and it inevitably assumes a more casual meaning.
Congratulating with Hamilton for the praiseworthy results, we hope for a turnround, in favour of shapes as much engaging as these ones, but less exuberant, equipped with a sharper seductive power, suitable for formal occasions too. And maybe a day we will see again the old beloved pocket watch in the shop windows, a fashion fetish for a few people, but definitely rich of aesthetic magnetism. Will Hamilton be the first promoter of this changeover?


Hamilton - Pulsomatic

Metropolis by Fritz Lang

Hamilton - Pulsomatic

venerdì 15 ottobre 2010

Photo of the Week


Photographer: Sabrina Elliott
Model: David Palermini
Location: Cannon Beach in Oregon, USA

www.flickr.com/photos/cat_prism

Courtesy of Sabrina Elliott

Photo from Nob Flickr Group

*rubrica a cura di Alessandro Mancarella*

giovedì 14 ottobre 2010

Old is the new black!


L'età dell'oro non sembra più quella della beata gioventù o meglio non solo. Se ne sono accorti già da tempo nei corridoi de L’Uomo Vogue, abbattendo ogni preconcetto e avendo come unico criterio di giudizio lo stile, senza alcun legame con le date anagrafiche. Ma anche Ann Demeulemesteer, per l’estate 2009, e Umit Benan, sia per l’autunno 2010 che per l'estate 2011, hanno proposto modelli vissuti, dimostrando l’imperituro potere del fascino. Molti blog, come Advanced Style di Ari Seth Cohen, hanno fatto degli over 50 e oltre le loro icone, mentre Scott Schuman, aka The Sartorialist, non ha mai rinunciato ad uno scatto ad un signore attempato per imparare una nuova lezione d’eleganza al maschile. Eco che oggi ha raggiunto la copertina di Another Man e l'intero numero di Vogue Hommes International. Luca Larenza per la campagna pubblicitaria di questo autunno ha vestito un uomo dalla veneranda età e ci spiega che nel suo caso “la presenza di un modello anziano, dalla pelle provata dal lavoro e dalla vita, si riallaccia ad un concetto di tradizione, che va al di là dei canoni odierni di bellezza. Specialmente al sud l'eleganza è un valore che viene tramandato dai nostri antenati. Quello che rimane davvero sono le radici, l'attaccamento alla terra ed ai suoi valori. Inoltre la mia vuole essere una provocazione nei confronti del fast fashion, che ormai detta legge nel mercato, e ai velocissimi ritmi di vita di noi abitanti delle metropoli”.
Anche per il mondo femminile paiono essere lontani i tempi in cui Blanche DuBois di un "Tram che si chiama desiderio" si nascondeva dietro luci soffuse per impedire che il suo volto svelasse lo scorrere del tempo. Ne sono dimostrazione il marchio Wunderkind che per questo autunno mostra l’evidente bellezza di una donna agè, ma anche la stilista Daniela Gregis che nell'ultimo defilè ha fatto scendere in passerella la storica top Benedetta Barzini. Insieme a Lagerfeld, che ha fatto sfilare una straordinaria Ines de la Fressange, e Vogue Italia, che ha posto l'obiettivo su una divina Gitte Lee nel numero di ottobre.
Nonostante l’encomiabile messaggio di rottura con i classici canoni estetici, i dubbi possono essere tanti:
Rimarrà una tendenza passeggera fatta per far scalpore, secondo il costume tipico del popolo della moda, abituato all’usa e getta e desideroso di scariche di novità?
Anche questo è un segno (ipocrita) che la moda è fatta da gente reale?
Ma soprattutto, non si perderà la dimensione del sogno, quell’elemento imprescindibile che dovrebbe far parte della proiezione con cui ci identifichiamo nella moda e senza il quale lo stesso sistema non può vivere?
La nostra idea è che lo stile non ha una data di scadenza. E come insegna il film d’animazione “Up” della Disney Pixar, ogni fase della vita non è che una diversa, fantastica avventura.

Article by Leonardo Iuffrida
Translation by Alessandro Mancarella

The golden age doesn’t seem to be anymore the one of blissful youth or better not the only one. It has been noticed long ago in the editorial office of L’Uomo Vogue, overthrowing preconceptions and keeping as unique judgement criterion the style, without any bond related to personal data. But even Ann Demeulemesteer, for summer 2009, and Umit Benan, for both fall 2010 and summer 2011, proposed experienced models, showing the imperishable power of allure. A lot of blogs, such as Advanced Style by Ari Seth Cohen, focus on the people aged 50 and over that become real icons, while Scott Schuman, also known as The Sartorialist, has never renounced to shoot an elderly gentleman from whom learning a new lesson of male elegance. It is an echo that today reaches the cover of Another Man and the whole issue of Vogue Hommes International. Luca Larenza for this fall 2010 campaign dressed a time-honoured man and he explains us that in his case “the presence of an old model, with the skin worn out by the work and life, is reconnected to a concept of tradition, that goes beyond the modern beauty canons. Especially in the South of Italy the elegance is a value handed down from our ancestors. What remains for sure is the attachment to the roots, to the land and its preciousness.
Furthermore it is also a provocation towards the fast fashion, that now rules on the market, and the fast-pace of modern urban lifestyle”.
Even in women’s world the times seem to be far away from those during which Blache DuBois of “A Streetcar named Desire” used to hide herself behind soft lightings avoiding to reveal her face and the flow of time. There are a lot of demonstrations of it, such as the brand Wunderkind, that for this autumn shows the clearly visible beauty of an old lady, but also the fashion designer Daniela Gregis, during her last fashion show the memorable top model Benedetta Barzini took the catwalk. Together with Lagerfeld, that had the extraordinary Ines de la Fressange modelling at Chanel summer 2011 show, and Vogue Italia, that put the objective on the divine Gitte Lee in the October issue.
Although the praiseworthy message breaking with the classical aesthetic principles, there can be a lot of doubts:
Will it be a short-lived tendency made to cause an uproar, following the typical habit of the fashion crowd, accustomed to disposable trends and desirous of novelty?
Is this a sign (full of hypocrisy) that fashion is made of real people too?
But over all, will we not lose the dream dimension, the unavoidable element that should be part of the projection with which we identify ourselves in the fashion and necessary for the existence of the system itself?
Our idea is that the style has no expiry date. And as the computer-animated film “Up” by Disney Pixar teaches, each stage in life is nothing more than a different, fantastic adventure.