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lunedì 29 novembre 2010

I want you for U.S.A. Fashion!



L’esortazione dello zio Sam risuona come un imperativo nella fotografia di moda. Ma con nuovi significati…
Un messaggio subliminale che ai più è passato inconsapevolmente sotto gli occhi per diverse stagioni, soprattutto utilizzando la celeberrima bandiera a stelle e strisce. La motivazione di questa presenza può essere cercata in un procedimento utilizzato da un grande artista New Dada come Jasper Johns, che utilizzò nel 1958 questo simbolo per dipingere le famose “Three Flags”, tre bandiere statunitensi sovrapposte le une alle altre. In questo modo decontestualizzò un oggetto divenuto ormai anestetico, perché perfettamente inserito in uno scenario abituale, per congelarlo e dargli nuova luce porgendolo ai fruitori come per la prima volta. Eppure non presentò la bandiera come un ready–made cioè un oggetto già fatto, ma utilizzando una tecnica pittorica molto complessa ed elaborata. Oggi i fotografi mutuano questa poetica, offrendo ad una società disincantata, quale siamo, una porzione di realtà che abbiamo dimenticato, facendoci riscoprire ideali e valori connessi ad una bandiera, ma anche i limiti e le fragilità di un paese ricco di contraddizioni. Sempre con uno stile raffinato e studiato, senza improvvisazioni. Come ha fatto con grazia lo stilista e ora video-maker Hedi Slimane per il sito The Corner. Una dichiarazione d’amore attraverso una critica poetica. Una denuncia che palesa semplicemente attenzione, indiscutibile affetto, come quella di un padre per un figlio.
U.S.A. vi amo alla follia? Nob aspetta di tornare da New York per dirvelo. In viaggio dal 28 novembre al 7 dicembre.

Article by Leonardo Iuffrida
Translation by Alessandro Mancarella

Uncle Sam’s exhortation resounds as a command in the fashion photography. But with new meanings…
A subliminal message that has unconsciously passed under the eyes of many people for several seasons, in particular with the employment of “The Stars and Stripes”. The reason of this presence can be searched in a Jasper Johns’ procedure. He was a notable Neo-Dadaist artist that in 1958 used this symbol to paint “Three Flags”, three concentric US flags, one inside the others. In this way he took this object out of its almost anaesthetic context, because perfectly embedded in usual sceneries, freezing and putting it a new light, given to the users as if for the first time. Nevertheless he presented the flag with complex and processed pictorial techniques and not as a ready-made object. Nowadays photographers borrow this poetics, offering to such a disenchanted society a portion of reality that we have forgotten, just to let us discover ideals and values connected to a flag, but also to the limits and weaknesses related to a country full of contradictions. Always with a refined and well-thought style, without improvisation. As the fashion designer and now video-maker Hedi Slimane daintily did for The Corner.com. A declaration of love through a poetical criticism. A complaint that simply reveals attention, indisputable fondness, as the one of a father towards his son.
U.S.A. do we madly love you? Nob waits to come back from New York to tell it to you. On a trip from 28th November to 7th December.


"Who is the Rabbit?"
with Arthur Sales by Dean Isidro - 2010


"Who is the Rabbit?"
with Arthur Sales by Dean Isidro - 2010


"We are experienced" by Danielle Levitt

"291295=Homme Elegant with Rude"
with Viktor Hansson by Tokumaru Junichiro
for Fudge July 2010






Justin Hopwood by Mark Seliger
for Polo Jeans Fall ADV 2010


Don King by Francesco Carrozzini
on the cover of the November Issue
of L'Uomo Vogue


"Modern Suburbia" with Zach King
by Kacper Kasprzyk for Man about Town 2010


"Who is the Rabbit?"
with Arthur Sales by Dean Isidro - 2010


"The Angels Have Gone"
with Clement Chabernaud
by Willy Wanderperre
for Arena Homme Plus Winter/Spring 2010-11


"Beach Busters"
with Matthew Lee by Christian Rios


"Teen Icons"
by Lope Navo - 2010


"Teen Icons"
by Lope Navo - 2010


"Sweet Sixteen" with Aj Abualrub
by Lope Navo for Fiasco 2010


"Home Alone With Wilson"
with Callum Wilson
by Cameron Alexander for Fiasco - 2010


"Teen Icons"
by Lope Navo - 2010


Carl Jacob Haupt
by Tino Christmann - 2010

domenica 28 novembre 2010

Vote for Nob!


Nob has been nominated as "Best Menswear Blog"
in "The Cravats Awards 2010" by EveryGuyed.
To vote for us, click HERE.
Thank you and spread the voice!
Aim on quality!

martedì 23 novembre 2010

GIVEAWAY - "Lanvin ♡ H&M bow ties"


Siete riusciti a fare la fila da H&M per gli esclusivi capi in collaborazione con Lanvin?
Vi siete accaparrati qualcosa?
Se la risposta è no, arriva Nob in vostro soccorso.
Ad un mese da Natale il nostro primo giveaway di sempre con tre doni per premiare i nostri lettori.
Ecco a voi tre dei papillon della collezione "Lanvin ♡ H&M" nelle nostre nuance preferite: blu scuro, rosso e viola.
Il sogno può essere più vicino.

Come fare?

1. Diventa fan della nostra pagina Facebook QUI.

2. Lascia un commento sul blog, sotto questo post, senza dimenticare di inserire: il tuo nome completo, nickname Facebook ed indirizzo e-mail, così da contattarti in caso di vincita. Saranno cancellati i commenti doppi inviati dalla stessa persona.

3. L'estrazione sarà casuale ed in tutto ci saranno 3 vincitori. Ogni vincitore riceverà un papillon. La scelta del colore sarà casuale.

4. Il giveaway inizia ora! Durerà per una settimana fino a martedì 30 novembre alle 23:59 ora italiana. I vincitori saranno annunciati venerdì 3 dicembre. Il mancato rispetto delle regole comporterà l'automatica esclusione.

Invita i tuoi amici e...
...BUONA FORTUNA!

Translation:

Did you queue today at H&M for the exclusive items in collaboration with Lanvin?
Did you catch anything?
Don’t worry if the answer is no, Nob is here to help you.
In one month it will be Christmas and this is our first giveaway ever with three gifts to award our readers.
Here you are three bow ties from “Lanvin ♡ H&M” collection in our favourite nuances: dark blue, red and violet.
The dream is surely closer now.

What to do?

1. Become fan of our Facebook page HERE.

2. Leave one comment on the blog, under this post, don’t forget to include: complete name, Facebook nickname and e-mail address, so we will be able to contact you in case of win. The comments sent by the same person twice will be deleted.

3. There will be 3 winners randomly drawn. Each winner will receive a bow tie. The colour choice will be random too.

4. The giveaway starts now! It will last a week, until Tuesday 30th November, at 11:59pm (CET). The winners will be announced on Friday 3rd December. In case you will not respect the rules, you will be automatically excluded.

Invite your friends and...
...GOOD LUCK!

Leonardo & Alessandro







lunedì 22 novembre 2010

eYe - CATCHING - Rainbow HAIR


Lo storico francese Michel Pastoureau ha da lungo tempo messo in luce il problema che l'arte, fino a pochi anni fa, è stata sostanzialmente in bianco e nero. Diffusa dapprima con le incisioni tramite l'avvento della stampa, poi trasmessa su larga scala con la nascita della fotografia. Pensate a quale incommensurabile perdita saremmo destinati se di tutte le opere che conosciamo non avessimo altro che due toni con le loro sfumature. La moda fa suo l'insegnamento e fa i compiti a casa.
Incoraggiati da un capolavoro come Pleasantville, gli hair stylist riscrivono le regole della capigliatura, oltrepassando le banali categorie e convenzioni limitate al biondo, nero, castano, rosso e bianco, colorando di sentimenti ed emozioni le teste maschili. Si scoprono così acconciature degne di un punk anni ottanta e di un adolescente giapponese fanatico di manga. E la tavolozza si arricchisce di caramellate nuance pastello blu, rosa e turchese, debitrici delle fatiche di Michelangelo, Tiepolo e Pontormo.

Article by Leonardo Iuffrida
Translation by Alessandro Mancarella

The French historian Michel Pastoureau highlighted the fact that until a few years ago the art has basically been all in black and white. At first it was spread through engravings with the rise of the reproductive print, then conveyed on a large scale with the birth of photography. Just think about the immeasurable loss if all the works we knew would not have more than two tones with their shades. The fashion world learns from this teaching and makes its homework.
Encouraged by a masterpiece as Pleasantville, the hair stylists rewrite the rules, overshooting the ordinary categories and conventions limited to blond, black, brown, red and white, colouring the male heads of feelings and emotions. So we can find hairdos worthy of an 80’s punk and a Japanese manga-addicted teenager. And the palette is enriched with caramel nuances of pastel blue, pink and turquoise, debtors of Michelangelo, Tiepolo and Pontormo’s efforts.


lunedì 15 novembre 2010

Laundry Service


In Italia si usa dire: "I panni sporchi si lavano in famiglia". Proverbio utilizzato per indicare che è bene non raccontare troppo agli estranei, per evitare critiche e maldicenze. Gli uomini alla moda invece la pensano diversamente e fanno della lavanderia il crocevia di giochi goliardici, effusioni al volo e incontri galeotti. Tutto allo scoperto, senza censure. Almeno così sembra stando a vedere le ultime campagne per l'autunno-inverno di Sisley e Diesel, senza dimenticare la sfilata di Kris Van Assche del 2008, che si conclude con atletici ragazzi, non proprio della porta accanto, letteralmente rimasti in mutande. Un richiamo ad una storica pubblicità della Levi’s, in cui un prestante modello depone tutti i suoi abiti nel cestello per un lavaggio strong, avviando una stravolgente centrifuga express di cuori e ormoni. Medesimo programma di detersione ad alta temperatura degli scatti bollenti di Jeff Burton, sempre per la campagna di Kris Van Assche.
Nel telefilm “Sex and the City” è in una lavanderia domestica che Miranda dichiara il suo amore per Steve, mentre in “Mangia, prega, ama” è in pubblico che il rapporto di Julia Roberts e James Franco viene messo sotto esame.
A pensarci bene non è poi così inusuale la scelta di questa location per la moda, dato che in questo non-luogo di passaggio lasciamo intravedere le nostre sgualcite armature quotidiane, trucchi e sostegni del nostro portamento, per tirarle a lucido a dovere. Esposti e vulnerabili diventiamo potenziali oggetto d’attenzione di qualche innato voyeur o di qualche giudice adulatore, che a due passi dalla nostra intimità, ma così lontano dal contatto, ci farà protagonisti di un gioco di involontario esibizionismo. E’ la messa in scena dell’esercizio della seduzione.

Article by Leonardo Iuffrida
Translation by Alessandro Mancarella

In Italy it is common to say: “Don’t wash your dirty linen in public”. A proverb used to remind that it is better not to confide too much to strangers, avoiding criticisms and slanders. On the other hand fashionable men think about it in a different way and so the laundry becomes a crossroads of student’s pranks, quick effusions and forbidden meetings. All is exposed, without any kind of censorship. At least this is what it seems considering Sisley and Diesel’s current fall/winter campaigns, without forgetting Kris Van Assche 2008 fashion show, which ended with athletic guys, not quite boys next door, left with their underwear only. This probably refers to a Levi’s memorable commercial, in which a portly model puts down all his clothes in the drum for a strong washing, starting up a twisting spin-drier of hearts and hormones. The same high heat cleaning cycle can be found in Jeff Burton’s hot photos, always for Kris Van Assche’s campaign.
In the TV series “Sex and the City” Miranda declares her love for Steve in the laundry room, while in “Eat, Pray, Love” it is in public that the relationship between Julia Roberts and James Franco is put under examination.
If we think hard, the choice of this location is not so unusual for the fashion, considering that in this non-place of passage we let glimpse our daily wrinkled armours, tricks and supports of our posture, to properly spruce them up.
Exposed and vulnerable we become potential objects of attention of innate voyeurs or flatterer judges, who will probably make us protagonists of an unwilling exhibitionistic game, at two steps from our intimacy, but so far from the contact. It is the mise-en-scene of the art of seduction.