Della palette di colori fluorescenti dello scorso anno ne sono sopravvissuti solo due, il ROSA e il BLU. Come due gusti da chewingum. Come i due periodi giovanili di Picasso.
Il rosa non è altro che un rosso alleggerito della sua forza incendiaria. Legato sin dal romanticismo alla dolcezza e alla femminilità. Sicuramente un colore difficile da portare per l’uomo. Ma in questa stagione protagonista orgoglioso della moda maschile. Pronto ad essere usato dal moderno gentleman che non si lascia spaventare dai colori. E per questo arma rivoluzionaria dei più audaci.
Al contrario di quello che si può pensare, il blu non è stato sempre così popolare. Nell’antichità chi aveva gli occhi blu era considerato di facili costumi. Per i romani era il colore dei barbari. Assente fino al XII - XIII secolo nella cultura cristiana, quando a Dio viene associato l’elemento della luce. Il blu divinizzato diventa così il colore regale dei re di Francia. Trasformandosi nel colore più popolare di tutti con la diffusione della tuta di lavoro di Levi Strauss, il jeans. Un colore benvoluto da tutti, discreto e forse per questo conservatore. Per Yves Klein era massima espressione di energia cosmica. Smaterializzato combustibile per il decollo sensoriale. Quando nel 1960 brevettò il suo International Blu Klein, affermò: “Per me il blu è il colore del video, una nuova arena per l’arte. E’ il colore dello schermo vuoto e dello spazio nel quale è contenuto il nostro nuovo mondo elettronico”.
Oggi ciò che unisce questi due colori è l’intensa luce al NEON che sembra caricarli di nuova vita. Nelle famose opere di Mario Merz, gas nobile emblema dell’era elettronica e del villaggio globale mcluhaniani, in cui ancor oggi viviamo.
E’come se il vestito elettrico della Tanaka fosse stato dato in prestito al guardaroba maschile lasciando accese solo le lampadine rosa e blu.
Spontanee alcune domande:
La scelta di questi due colori scaldati al neon è omaggio ai sacerdoti dell’arte dell’era elettronica? Preludio di una nuova era alle porte? O stanca rivisitazione degli accenti anni ’80?
Il rosa non è altro che un rosso alleggerito della sua forza incendiaria. Legato sin dal romanticismo alla dolcezza e alla femminilità. Sicuramente un colore difficile da portare per l’uomo. Ma in questa stagione protagonista orgoglioso della moda maschile. Pronto ad essere usato dal moderno gentleman che non si lascia spaventare dai colori. E per questo arma rivoluzionaria dei più audaci.
Al contrario di quello che si può pensare, il blu non è stato sempre così popolare. Nell’antichità chi aveva gli occhi blu era considerato di facili costumi. Per i romani era il colore dei barbari. Assente fino al XII - XIII secolo nella cultura cristiana, quando a Dio viene associato l’elemento della luce. Il blu divinizzato diventa così il colore regale dei re di Francia. Trasformandosi nel colore più popolare di tutti con la diffusione della tuta di lavoro di Levi Strauss, il jeans. Un colore benvoluto da tutti, discreto e forse per questo conservatore. Per Yves Klein era massima espressione di energia cosmica. Smaterializzato combustibile per il decollo sensoriale. Quando nel 1960 brevettò il suo International Blu Klein, affermò: “Per me il blu è il colore del video, una nuova arena per l’arte. E’ il colore dello schermo vuoto e dello spazio nel quale è contenuto il nostro nuovo mondo elettronico”.
Oggi ciò che unisce questi due colori è l’intensa luce al NEON che sembra caricarli di nuova vita. Nelle famose opere di Mario Merz, gas nobile emblema dell’era elettronica e del villaggio globale mcluhaniani, in cui ancor oggi viviamo.
E’come se il vestito elettrico della Tanaka fosse stato dato in prestito al guardaroba maschile lasciando accese solo le lampadine rosa e blu.
Spontanee alcune domande:
La scelta di questi due colori scaldati al neon è omaggio ai sacerdoti dell’arte dell’era elettronica? Preludio di una nuova era alle porte? O stanca rivisitazione degli accenti anni ’80?
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di Leonardo Iuffrida
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