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venerdì 15 maggio 2009

Les Fleurs Du Male

Nicola van Houbraken, Autoritratto entro una ghirlanda di fiori

James Ensor, Autoritratto col cappello fiorito

Robert Mapplethorpe, Calla

Kris Van Assche, S/S 2009

John Galliano, S/S 2009

Les Hommes, S/S 2009

Roberto Cavalli, S/S 2009

Gucci, S/S 2009

Lanvin, S/S 2009

Ann Demeulemeester, S/S 2009

Antonio Marras, S/S 09

Vita. Vanitas. Caducità. Innocenza. Erotismo. Sono solo alcune delle diverse declinazioni simboliche di cui si è caricato il fiore nella storia. Molteplici le interpretazioni nell’arte e nella cultura. La sontuosa corona funebre da cui fa capolino il volto di Nicola van Houbraken è una sorta di cornice tra la vita e la morte. L’autoritratto di James Ensor che indossa un cappello di paglia con fiori finti e una maestosa coda di pavone è il trionfo dell’effimero, della finzione, del travestimento, dell’idea di posticcio teatrale. Per Baudelaire i “fiori del male” sono i paradisi artificiali e gli amori peccaminosi, illusorie isole di felicità. Con Mapplethorpe diventa sostituto fotografico del fallo. Elemento apotropaico legato alla sfera erotico-sessuale in diverse culture orientali.
Assorbendone le molteplici e contraddittorie valenze, le passerelle maschili esplodono di decorazioni floreali. Sottoforma di spille da Kris Van Assche e Galliano. Pattern di giacche e camicie da Les Hommes, Cavalli e Gucci. Complemento di cappelli o fondali per sfilate da Lanvin, Antonio Marras e Ann Demeulemeester, che fanno proprie le atmosfere de La morte a Venezia di Visconti.
Il fiore, finto o vero che sia, conferisce l’aura di eleganza e raffinatezza del dandy. Ma anche la decadenza del bohemien e del poeta maledetto. Un nobile accessorio adatto solo ad un uomo capace di gestirne la forza e indirizzarne il potere.
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di Leonardo Iuffrida

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