Charlie Hunnam in Men of the World #2
by John Balsom
Spyros in Chaos Magazine
by Marcos Domingo Sanchez- 2013
Steffen Nørgaard
by Nectario Karolos Papazacharias
Paraskevas Boumpourakas
in GQ India by Andreas Johansson - 2012
Dimitris Alexandrou in
Novedades Magazine Spain
by Gorka Postigo - 2013
Tom Bull in Barkers Campaign F/W 2012
by Greg Lewis
Calle Strand by Henry Moshizi
for Plaza Magazine - 2012
Johnny Harrington in GQ France
by Arnaldo Anaya Lucca - 2012
Adin Taylor by Anthony Batista -2012
Ricardo Guedes in Max Italia
by Luigi Milano - 2012
C’erano una volta i rasoi e le cerette.
Che siano etero o omosessuali, l’uomo va di moda virile. Voglia di recuperare antichi retaggi maschili in tempi di crisi culturale? Non solo.
La tendenza sembra essere giunta dalle agenzie di modelli, che stanche degli standardizzati corpi glabri di matrice anni novanta, ha ripescato barba e baffi per dare nuova individualità al volto delle campagne pubblicitarie, ma soprattutto per riconsegnare lo scettro dello stile all’uomo maturo, unico e vero acquirente del lusso, al quale è più facile riconoscersi in un uomo tutto pelo, che in un androgino pelle e ossa dalle sopracciglia depilate. A fare da apripista nel 2002 Herb Ritts, con la campagna pubblicitaria di Lacoste, e Sølve Sundsbø, con la pubblicità del profumo “M7” di Yves Saint Laurent. Ciò accadeva ad un anno dalla nascita di Butt Magazine, giornale gay che ha fatto dell’uomo versione “nature” il suo punto di riferimento. Nel 2004 si è diffuso Movember, un evento per raccogliere fondi che invoglia gli uomini a crescersi i baffi a Novembre per sensibilizzare l’opinione pubblica al cancro alla prostata. Ma la storia non finisce qui, perché le origini sembrano mescolarsi addirittura al porno. Ebbene sì, secondo J. C. Adams, l’estetica della Falcon, una delle più importanti case di produzione porno tra gli anni ottanta e novanta, basata su uomini dall’aria pulita, senza tatuaggi e senza peli, offrì l’ideale maschile a molti fotografi, creando quella tipologia di modello tipico delle pubblicità di Calvin Klein. E questo, nell’utente eterosessuale, ha creato ciò che oggi chiamiamo “metrosessuale”. Allora perché non pensare che il fiorire delle barbe non arrivi dalla Titan Media o dalla Pantheon Production, case pornografiche gay che hanno fatto dell’uomo peloso tutto muscoli il loro target, conquistando un incredibile successo a livello mondiale?
Barbe e pornografia. D’altronde la moda è anche questo: questione di istinti e d'attrazione.
Che siano etero o omosessuali, l’uomo va di moda virile. Voglia di recuperare antichi retaggi maschili in tempi di crisi culturale? Non solo.
La tendenza sembra essere giunta dalle agenzie di modelli, che stanche degli standardizzati corpi glabri di matrice anni novanta, ha ripescato barba e baffi per dare nuova individualità al volto delle campagne pubblicitarie, ma soprattutto per riconsegnare lo scettro dello stile all’uomo maturo, unico e vero acquirente del lusso, al quale è più facile riconoscersi in un uomo tutto pelo, che in un androgino pelle e ossa dalle sopracciglia depilate. A fare da apripista nel 2002 Herb Ritts, con la campagna pubblicitaria di Lacoste, e Sølve Sundsbø, con la pubblicità del profumo “M7” di Yves Saint Laurent. Ciò accadeva ad un anno dalla nascita di Butt Magazine, giornale gay che ha fatto dell’uomo versione “nature” il suo punto di riferimento. Nel 2004 si è diffuso Movember, un evento per raccogliere fondi che invoglia gli uomini a crescersi i baffi a Novembre per sensibilizzare l’opinione pubblica al cancro alla prostata. Ma la storia non finisce qui, perché le origini sembrano mescolarsi addirittura al porno. Ebbene sì, secondo J. C. Adams, l’estetica della Falcon, una delle più importanti case di produzione porno tra gli anni ottanta e novanta, basata su uomini dall’aria pulita, senza tatuaggi e senza peli, offrì l’ideale maschile a molti fotografi, creando quella tipologia di modello tipico delle pubblicità di Calvin Klein. E questo, nell’utente eterosessuale, ha creato ciò che oggi chiamiamo “metrosessuale”. Allora perché non pensare che il fiorire delle barbe non arrivi dalla Titan Media o dalla Pantheon Production, case pornografiche gay che hanno fatto dell’uomo peloso tutto muscoli il loro target, conquistando un incredibile successo a livello mondiale?
Barbe e pornografia. D’altronde la moda è anche questo: questione di istinti e d'attrazione.
Article: Leonardo Iuffrida
Translation: Alessandro Mancarella
Translation: Alessandro Mancarella
Once there were razors and waxes.
Men in fashion are back virile, both heterosexuals and homosexuals. Could it be a way to regain things of the past, in the cultural crisis of our time? Not only.
Apparently the trend seems to be launched by the model agencies, tired of the standardized hairless bodies, typical of the nineties. So they retrieved beards and moustaches to give a new individuality to the ad campaigns’ faces, but above all to return the primacy of style to the mature man, unique and real luxury purchaser, who can better identify himself with an hairy man, more than with a skinny androgynous guy with waxed eyebrows.
The pacesetters in 2002 were Herb Ritts, with the Lacoste campaign, and Sølve Sundsbø, with the ad for the fragrance “M7” by Yves Saint Laurent. This all happened one year after the birth of Butt Magazine, which is a gay magazine that focuses more on natural men, rather than slick ones.
In 2004 Movember became popular, as it is an event involving the growing of moustaches during the month of November to raise awareness of prostate cancer. But the story is not over yet, because the origins of this trend seem to mix up with the porn too. Oh yeah, according to J. C. Adams, the aesthetic of the Falcon Studio, which is one of the most important porn video industries between eighties and nineties, based on men with clean face, without tattoo and hairless, offered a male ideal to many photographers, creating the typical model a la Calvin Klein. And this, in the heterosexual user, generated what we call today “metrosexual”. So why can’t we think that the development of beards doesn’t arrive from the Titan Media or the Pantheon Production, gay porn video houses, that made of the hairy muscled man their main target, conquering a huge worldwide success?
Beards and pornography. After all fashion is also a matter of instincts and attractions.
Men in fashion are back virile, both heterosexuals and homosexuals. Could it be a way to regain things of the past, in the cultural crisis of our time? Not only.
Apparently the trend seems to be launched by the model agencies, tired of the standardized hairless bodies, typical of the nineties. So they retrieved beards and moustaches to give a new individuality to the ad campaigns’ faces, but above all to return the primacy of style to the mature man, unique and real luxury purchaser, who can better identify himself with an hairy man, more than with a skinny androgynous guy with waxed eyebrows.
The pacesetters in 2002 were Herb Ritts, with the Lacoste campaign, and Sølve Sundsbø, with the ad for the fragrance “M7” by Yves Saint Laurent. This all happened one year after the birth of Butt Magazine, which is a gay magazine that focuses more on natural men, rather than slick ones.
In 2004 Movember became popular, as it is an event involving the growing of moustaches during the month of November to raise awareness of prostate cancer. But the story is not over yet, because the origins of this trend seem to mix up with the porn too. Oh yeah, according to J. C. Adams, the aesthetic of the Falcon Studio, which is one of the most important porn video industries between eighties and nineties, based on men with clean face, without tattoo and hairless, offered a male ideal to many photographers, creating the typical model a la Calvin Klein. And this, in the heterosexual user, generated what we call today “metrosexual”. So why can’t we think that the development of beards doesn’t arrive from the Titan Media or the Pantheon Production, gay porn video houses, that made of the hairy muscled man their main target, conquering a huge worldwide success?
Beards and pornography. After all fashion is also a matter of instincts and attractions.
Billy Huxley by Maciek - 2012
Sasha Marini in Wienerin Magazine
by Geli Goldmann - 2013
Tom Bull by Greg Lewis - 2012
Jake Gyllenhaal on Details - 2013
David Axell on Geil Magazine - 2010
Takis Panos Gianneas for Luca Larenza SS 2012
by Giuseppe Migliaccio
Henrik Fallenius in Vogue Hommes International
by David Sims - 2013
Paraskevas Bourakas in Umno Magazine
by Daniel Schulz - 2013
Henrik Fallenius in L'Officiel Hommes Netherlands
by Philippe Vogelenzang - 2012
Jarrod Scott in Vogue Homme International
by Sølve Sundsbø - 2013
Matheus Verdelho in Made in Brazil
by Simone Rivi - 2011
Henrik Fallenius for Iceberg
by Willy Wanderperre - 2013
Henrik Fallenius in H&M S/S 2013 adv
by Daniel Jackson
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